La Pontificia Facoltà di Scienze dell’Educazione “Auxilium” di Roma, la Fondazione Tercas, la Fondazione Diocesana Maria Regina e l’Associazione “Focolare Maria Regina onlus” di Scerne di Pineto (Te) promuovono per l’anno 2021 la prima edizione del Corso Universitario di Alta Formazione “Prevenzione e trattamento dei Disturbi del Comportamento Alimentare: approccio interdisciplinare e multifattoriale”.
I Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA) sono patologie caratterizzate da un’alterazione delle abitudini alimentari e da un’eccessiva preoccupazione per il peso e per le forme del corpo; vengono diagnosticati prevalentemente durante l’adolescenza ma quasi sempre traggono origine in età infantile.
Il dr. Mario DI PIETRO, Pediatra Nutrizionista, già Direttore UOC Pediatria, Neonatologia e Nutrizione ASL Teramo e docente del Corso, illustra quanto è importante l’identificazione precoce del rischio e quali sono gli aspetti educativi più importanti per evitare nei bambini e negli adolescenti un rapporto patologico con l’alimentazione.
I disturbi del comportamento alimentare in età pediatrica: quanto è importante l’identificazione precoce del rischio?
Per i Disturbi del Comportamento Alimentare in età pediatrica, l’identificazione precoce, all’esordio, è fondamentale per almeno 2 ragioni:
- Perché la prognosi è migliore quando i disturbi del comportamento alimentare vengono diagnosticati e trattati nell’infanzia
- Perché i disturbi alimentari traggono origine quasi sempre in età infantile, ma purtroppo vengono spesso diagnosticati molto più tardi, quando il trattamento è più difficile e non sempre porta a guarigione.
Per tali motivi, è fondamentale prevenire, riconoscere e trattare precocemente i disturbi alimentari dell’infanzia, al fine di evitare che essi si protraggano nel tempo fino all’età adolescenziale ed adulta, quando tendono spesso a cronicizzare, ed inoltre perché tali disturbi possono anche rappresentare la prima manifestazione di un disturbo psicologico di altro tipo.
Per la prevenzione, è necessario anzitutto evitare il rischio che i figli crescano sentendosi inadeguati alle aspettative dei genitori, sviluppando una bassa autostima.
Per evitare questo rischio, bisogna fare in modo che i figli si sentano sempre amati e mai giudicati come persone. Inoltre, è importante favorire un buon rapporto con il cibo, educando ad una corretta alimentazione, ma nello stesso facendo attenzione a non dare al cibo un ruolo preponderante all’interno delle relazioni familiari, fino a farlo diventare motivo di soddisfazione o di frustrazione per i genitori verso i propri figli.
Per quanto riguarda la diagnosi precoce, è importante non sottovalutare i comportamenti alimentari a rischio, in particolare la selettività alimentare e il rifiuto di alimentarsi non legato a cause organiche, perché quando sono persistenti essi costituiscono un vero e proprio disturbo alimentare, il cosiddetto disturbo evitante/restrittivo, che può sfociare in anoressia nervosa in età adolescenziale o adulta.
In seguito, nell’adolescenza, è fondamentale soprattutto riconoscere i sintomi di esordio dell’anoressia nervosa, rappresentati da una particolare attenzione per il corpo (controllare la pancia, i fianchi, le cosce…) e per il peso (controllato anche più volte al giorno), cui si accompagna un crescente interesse per il cibo, in particolare per il contenuto calorico degli alimenti. Tali atteggiamenti generano rapidamente la modifica del comportamento alimentare del soggetto, inizialmente con l’esclusione di alimenti ritenuti “nocivi” (quali pane, pasta, olio…), quindi con la progressiva, inarrestabile riduzione della quantità di cibo assunto, quasi sempre accompagnata da iperattività fisica, fino ad arrivare alla magrezza estrema tipica dell’anoressia nervosa, che compromette la salute e mette a rischio la vita stessa, per cui è fondamentale rivolgersi al più presto a un team specialistico multidisciplinare, per instaurare un trattamento integrato, che è l’unico in grado di portare alla guarigione, evitando la cronicizzazione.